«Garantire che, nei punti più sensibili dell’architettura costituzionale, la guida delle istituzioni sia affidata a cittadini che possiedono un legame originario e pieno con la Nazione». È questo l’obiettivo dichiarato di una proposta di riforma costituzionale depositata lo scorso 11 dicembre dal deputato della Lega Andrea Barabotti. Il testo non è ancora stato pubblicato ufficialmente, ma Pagella Politica ha potuto prenderne visione. 

La proposta punta a modificare quattro articoli della Costituzione: l’articolo 63, che regola l’elezione dei presidenti di Camera e Senato; l’articolo 84 sull’elezione del presidente della Repubblica; l’articolo 92, sulla nomina del presidente del Consiglio; e l’articolo 122 sull’elezione dei presidenti di regione. In concreto, il deputato della Lega vuole introdurre un requisito aggiuntivo per l’accesso a queste cariche: il possesso della cittadinanza italiana dalla nascita, escludendo chi l’ha acquisita in un secondo momento.

In base alla legge, attualmente ottiene la cittadinanza italiana alla nascita chi ha almeno un genitore italiano. Un bambino, nato in Italia da entrambi genitori stranieri, può chiedere la cittadinanza italiana dopo aver compiuto 18 anni, mentre uno straniero adulto può chiederla dopo dieci anni di residenza (periodo che in alcuni casi può essere più corto). 

L’articolo 51 della Costituzione, invece, stabilisce che tutti i cittadini italiani possono essere eletti per i diversi incarichi politici, a prescindere che abbiano ottenuto la cittadinanza al momento della nascita o successivamente. In pratica, la proposta di riforma costituzionale di Barabotti introdurrebbe un’eccezione a questo principio per i ruoli principali alla guida dello Stato e delle regioni, prevedendo che possano essere assunti solo da cittadini italiani dalla nascita. 

«L’Italia, come tutte le nazioni caratterizzate da elevati livelli di benessere e civiltà, è oggi interessata da flussi migratori significativi, che rendono necessario mantenere alta l’attenzione sulla loro gestione e sul loro controllo», si legge nella relazione introduttiva della proposta. Nelle intenzioni di Barabotti, dunque, la riforma serve a garantire che a capo delle istituzioni italiane ci siano cittadini con «un legame originario e pieno con la Nazione». 

Tra i grandi Paesi del mondo, un principio simile è in vigore negli Stati Uniti, dove la Costituzione prevede che per essere eletti come presidente bisogna avere almeno 35 anni, essere cittadini statunitensi per nascita e risiedere negli Stati Uniti da almeno 14 anni.

Il deputato della Lega ha spiegato a Pagella Politica che al momento il testo della proposta di riforma è all’esame degli uffici della Camera e che, dopo i controlli di forma, inizierà la raccolta firme da parte degli altri parlamentari della Lega. 

Il percorso parlamentare della proposta di riforma costituzionale presentata da Barabotti è comunque ancora lungo. Essendo una riforma costituzionale, il testo deve essere approvato due volte dalla Camera e dal Senato senza modifiche. Nel caso venisse modificato, sarà necessario riprendere l’esame da capo. Dopo l’eventuale secondo via libera di entrambe le camere, è comunque probabile che il testo possa essere sottoposto a referendum popolare. In base alla Costituzione, se nella seconda votazione una riforma costituzionale non ottiene almeno i voti dei due terzi dei componenti sia della Camera che del Senato, è possibile che la riforma sia sottoposta a referendum se ne fanno richiesta o un quinto dei membri di una camera, o cinquecentomila elettori o cinque consigli regionali.