Nella mattinata di venerdì 19 dicembre, il governo ha depositato un nuovo emendamento al disegno di legge di Bilancio per il 2026, ancora all’esame della Commissione Bilancio, con cui ha cancellato le criticate misure sulle pensioni presentate soltanto due giorni prima all’interno di un altro emendamento.
Secondo un retroscena pubblicato da la Repubblica, la decisione di togliere queste norme sarebbe maturata dopo una forte tensione all’interno della maggioranza, con la Lega che avrebbe chiesto al ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti di eliminarle minacciando di non sostenere la manovra.
Le misure più contestate erano due: l’abolizione del riscatto degli anni di laurea ai fini della pensione anticipata e l’allungamento delle cosiddette “finestre” pensionistiche, cioè il periodo di attesa tra la maturazione dei requisiti e l’erogazione effettiva dell’assegno.
Ma perché erano state presentate queste misure? E come mai hanno suscitato così tante critiche, tanto che la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha detto in Parlamento che andavano cambiate? Facciamo un po’ di chiarezza.
Secondo un retroscena pubblicato da la Repubblica, la decisione di togliere queste norme sarebbe maturata dopo una forte tensione all’interno della maggioranza, con la Lega che avrebbe chiesto al ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti di eliminarle minacciando di non sostenere la manovra.
Le misure più contestate erano due: l’abolizione del riscatto degli anni di laurea ai fini della pensione anticipata e l’allungamento delle cosiddette “finestre” pensionistiche, cioè il periodo di attesa tra la maturazione dei requisiti e l’erogazione effettiva dell’assegno.
Ma perché erano state presentate queste misure? E come mai hanno suscitato così tante critiche, tanto che la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha detto in Parlamento che andavano cambiate? Facciamo un po’ di chiarezza.